Archivi tag: politica

Primo problema olimpico

Olimpiadi di Londra – La Corea del Nord si rifiuta di scendere in campo per disputare la partita del torneo di calcio femminile contro la Colombia.

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La fine del dibattito politico

Ed improvvisamente rivaluti i politici ed i talk show politici della vecchia, ma buona e cara, Italia. Quelli dove i burattini (inclusi i giornalisti) di destra, centro e sinistra s’incalzano con toni esasperati (ed esasperanti) sempre e solo, rigorosamente, a suon di minchiate e panzane. Per la gioia dei telespettatori che ogniqualvolta ne escono frastornati e più “bianchi” di prima.

Rivaluti perfino quelli che, tutt’al più, due ceffoni, tante urla ma niente di più. Inclusi i talk show duri e puri dove tra lacrime, tradimenti, tette e culi, si arriva a parare sempre in qualche zuffa coatta tra bellocci. Ma niente di più.

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La politica degli sprechi. Riduzione dei deputati all’Ars, Barbagallo risuona la tromba

Già nel febbraio scorso la commissione Affari istituzionali aveva bocciato la proposta di ridurre i deputati dell’Assemblea regionale siciliana da 90 a 60. Adesso, rilancia la questione il deputato del Partito democratico che aveva proposto tale “rivoluzione”, Giovanni Barbagallo.

Lo fa con una nota, nella quale chiede dal presidente dell’Ars Francesco Cascio di assumere le necessarie iniziative per inserire il disegno di legge all’ordine del giorno della I commissione legislativa Affari istituzionali.

“I numeri parlano chiaro – ha dichiarato Barbagallo – la Sicilia con 90 deputati ha il numero di parlamentari regionali più alto in termini assoluti. Al di là della spesa si pone un problema di oggettivo riequilibrio. L’obiezione secondo la quale in Sicilia ci dobbiamo parametrare alle Regioni a statuto speciale è poco convincente poiché si tratta di realtà diverse. Non è detto, in ogni caso, che si debba fare riferimento agli esempi meno virtuosi. Con venti deputati in meno la Regione risparmierebbe oltre 7 milioni di euro l’anno”.

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Spot utile per scacciare via ogni dubbio: voto Pisapia

Spot utile per scacciare via ogni eventuale dubbio: le persone civile voteranno Pisapia al ballottaggio di Milano. Credo che Giuliano Pisapia permetterebbe ad una città importante come Milano di diventare un esempio per molte metropoli europee. Milanese, vota consapevolmente!

Video completo della commemorazione a Pippo Fava

Considerando il pochissimo spazio che, come ogni anno, i “grandi” giornali siciliani hanno dedicato al Premio Nazionale Giuseppe Fava, abbiamo deciso di pubblicare per intero il dibattito della sua commemorazione. In una terra martoriata dalla mafia, non deve passare inosservata una manifestazione come questa. E ancora oggi, dopo 27 anni dall’omicidio del giornalista, chi fa il proprio dovere di cronista sa di mettere a rischio la vita, come testimoniato dai premiati.

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Sud free press, bliz della preventivo della polizia in redazione prima di andare in stampa. “Politicafia dico io”

Quando la politica e la mafia si confondono, per atteggiamenti, modi e non solo… “Politicafia”. Metà-fora, metà-intra, verità, dico io: La mafia è una montagna di merda e come tale, oltre alla puzza schifosa e nauseabonda, è circondata da esseri piccoli piccoli, si chiamano uomini di potere e come mosche assetate fanno a gara per appoggiarsi agli stronzi cercando di allontanare col loro fastidioso e insistente brusio chi cerca di ripulire.

È quanto mi viene in mente appena leggo cose come queste:

“Il presidente della Regione Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, ha chiesto ed ottenuto un blitz nella redazione di Sud per procedere ad un controllo preventivo del contenuto della testata durante la fase di redazione, prima della distribuzione e della stampa. Ore 16.30 arriva la polizia in redazione”.

Domani (1 ottobre) conferenza stampa alle 10:30 in redazione, viale Kennedy 10 zona Playa. In massa.

Polemica sulla liberazione tra TeleSur e il Governo colombiano, vignetta

Questa vignetta su El Colombiano sintetizza, ironicamente, la polemica che a poche ore dalla liberazione di Pablo Emilio Moncayo aveva coinvolto il governo di Uribe e la televisione venezuelana TeleSur per aver mostrato le immagini del momento in cui le Farc consegnavano il soldato Moncayo alla senatrice Piedad Córdoba e a monsignor Leonardo Gómez.

Colombia: liberato dopo oltre 12 anni di sequestro Moncayo

Un incubo lungo 12 anni: sequestrato il 21 dicembre 1997, quando aveva 19 anni, il sergente Pablo Emilio Moncayo è stato liberato dai guerriglieri delle Farc, che in questo lungo periodo di tempo l’hanno tenuto prigioniero nella selva colombiana. (Dall’Ansa)

Dopo l’attentato ad opera delle Farc –quasi certamente– della scorsa settimana a Buenaventura, arriva una buona notizia, non certo inaspettata, per tutto il paese. Ma, oltre la comprensibile e gioiosa commozione, non mancano le polemiche e le ombre attorno questo significativo evento.

La giustizia fa acqua da tutte le parti.

Tutto ciò che sappiamo del suo carattere è desunto dall’istruttoria, che varie persone mi aiutarono cercare vent’anni dopo del delitto nel Palazzo di Giustizia … Non esisteva alcuna classificazione negli archivi, e più di un secolo d’incartamenti erano ammucchiati sul pavimento del decrepito edificio coloniale … Il pianterreno s’inondava periodicamente con l’acqua alta, e i volumi scuciti galleggiavano negli uffici deserti. Io stesso esplorai più volte, con  l’acqua fino alle caviglie, quello stagno di cause perdute, e soltanto una casualità mi permise di riscattare in capo a cinque anni di ricerche 322 fogli saltati dei più dei 500 che dovette possedere in origine l’istruttoria”.

No, non sono le parole di un magistrato catanese che sta cercando le carte di qualche vecchio processo su “cosa nostra”. In verità il Palazzo di Giustizia di Catania non è così. Cioè, non è così, nel senso che l’edificio non è coloniale ma tutto il resto corrisponde perfettamente

Queste frasi si riferiscono all’istruttoria dell’uccisione di Santiago Nasar per mano dei fratelli Vicario, il tribunale in questione è quello della città di Riohacha e sono state scritte da Gabo nel 1981 in “Crónica de una muerte anunciada” (“Cronaca di una morte annunciata”).

In particolare dal minuto 6:10

Archivio della fallimentare, fallito dunque!

E ancora…

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La finanziaria dei “tagli alla ricerca” passa al Senato

La Gelmini replica e smentisce.

È stata approvata dall’Aula del Senato la Finanziaria per il 2010: la sorpresa principale è rappresentata dalla scomparsa di 80 milioni di euro previsti per l’assunzione di 4.200 ricercatori. L’emendamento per recuperare e sbloccare tali fondi, stanziati dalla Finanziaria 2007, presentato dal presidente della commissione Cultura e Scuola del Senato, fu bocciato dalla commissione e accolto dal governo solo come ordine del giorno, ma adesso nella Finanziaria non vi è traccia di alcun sostegno per la ricerca. Una vicenda clamorosa che conferma e giustifica la paura, la rabbia, l’incertezza e la delusione manifestata in numerose occasioni nei giorni scorsi da parte dei precari dell’università italiana (vedi: I Precari in piazza. 100 Piazze per la Conoscenza)

In un paese come l’Italia, dove fare il ricercatore significa essere precario e il Sistema universitario è sorretto da oltre 1/3 di docenti precari, i continui tagli ai fondi destinati alla ricerca non fanno che aumentare il gap nei confronti degli altri Stati europei e non solo, nei quali si investe una media del 3% del Pil nazionale nel settore, contro l’1% italiano “a rischio”. Questo, chiaramente, porterà ad un ulteriore abbassamento generale della competitività del Paese.

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Università di Palermo, esempio di trasparenza.

L’Università di Palermo ha iniziato la “cura” per risanare i conti. C’è da coprire un debito pregresso di 30 milioni di euro. Già, infatti, ad inizio mese, l’Università aveva avuto il coraggio di pubblicare il risultato di una verifica finanziaria esterna – la prima volta in Italia – realizzata dalla Price Waterhouse, società specializzata nella consulenza alle imprese in materia fiscale, di revisione di bilancio, di outsourcing contabile e legale, che evidenziava alcune anomalie, per lo più relative agli anni 2007 e 2008.

Il risanamento è cominciato con la rimodulazione delle tasse, come spiega Laura Anello, responsabile dei rapporti con la stampa dell’Ateneo palermitano: “non sono state aumentate di netto tutte, ma sono state cambiate le fasce di tassazione e questo permette, chiaramente, di aumentare l’introito complessivo. Questa modifica è stata approvata, senza alcun conflitto, con un voto all’unanimità da parte del Consiglio d’Amministrazione e del Senato Accademico. Inoltre, il rettore ha dichiarato che questo è l’ultimo ritocco delle tasse che restano, comunque, fra le più basse di tutta Italia“. In più “è stata avviata – precisa Laura Anello – una strada per tentare di finanziare i dottorati di ricerca con fondi che non provengono dal bilancio dell’ateneo ma, per lo più, sono fondi strutturali PON e POR, e quindi, con la collaborazione della Regione per attività che fino ad ora sono state sulle spalle dell’Università”.

Il risanamento seguirà con la vendita di alcuni immobili che l’Università metterà all’asta entro dicembre ed il cui ricavato si aggirerà intorno ai 10 milioni – 1/3 de debito Beni non necessari ai fini istituzionali“, ha dichiarato il rettore Roberto Lagalla. Si tratta della vecchia sede della facoltà di Scienze della Formazione in via Pascoli, del complesso di S. Siro sulla strada per Monreale, quattro esercizi commerciali e tre appartamenti in via Montepellegrino, in seguito toccherà ad altri quindici appartamenti, per un totale di ventiquattro immobili. Le altre iniziative individuate per cercare di aumentare le entrate e, allo stesso tempo, ridurre le spesse riguardano: il blocco transitorio del turn over, gare uniche per tutti i servizi, oltre quelle già citate, e se non fosse sufficiente si potrà pensare, d’intesa col ministero, a spalmare il debito su 20 o 30 anni.

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I Precari in piazza. 100 Piazze per la Conoscenza.

100 piazze per la conoscenza CTCome in molte piazze italiane – fra le quali: Piazza Navona a Roma, Piazza S. Babila a Milano, Piazza S. Ferdinando a Bari, Piazzale Centro Commerciale L’Aquilone a L’Aquila – anche a Catania sabato scorso la cultura è scesa in strada, precisamente in Piazza Teatro Massimo, dove i Precari dell’Università e della Ricerca FLC CGIL, il Coordinamento Precari della Scuola ed altri movimenti spontanei, hanno incontrato i cittadini, dando informazioni sul motivo della manifestazione e tenendo lezioni dimostrative. Il tutto incorniciato dalla estemporanea d’arte realizzata dai ragazzi dell’ Accademia. Nella piazza, dominata dal crocifisso appeso alla facciata del Teatro da alcuni giorni, infatti, gli artisti hanno lavato i panni “sporchi di cultura” nella fontana per poi stenderli su un filo che scendeva giù dal Teatro e attraversava tutto il piazzale e hanno creato, inoltre, numerosi spazi artistici nei quali con pennelli, colla, cartone e forbici hanno dato origine ad opere che ben evidenziavano i motivi della protesta.

Intervistiamo Andrea Miccichè, ricercatore presso l’Università di Catania, che dopo aver tenuto una lezione in piazza, ci può aiutare a comprendere meglio il perché della manifestazione.

Lei è un ricercatore?

Io sono assegnista di ricerca, che è una forma di ricercatore precario. Non esiste la figura del ricercatore precario è una definizione“.

Cosa ne pensa della Riforma Gelmini?

La Riforma ha degli spunti positivi: sulla questione della selezione, chiarisce alcuni elementi di valutazione del merito e della qualità che vanno evidenziati; ma, complessivamente, l’impianto previsto dal governo – messo in relazione con le precedenti riforme come il Decreto Legge 180/08 approvato nel gennaio del 2009 – sostanzialmente è un sistema che non permetterà il reclutamento perché la diminuzione di fondi graduale, prevista da qui al 2013, renderà queste regole, per quanto possano anche avere aspetti positivi, di fatto inefficaci, resteranno “lettera morta”. Il problema in sintesi è questo. Inoltre, ci sono alcuni elementi che riguardano la governance, la permanenza di molte figure precarie come l’assegnista di ricerca, la presenza delle borse post laurea, la presenza della docenza a contratto anche a titolo gratuito“.

La Riforma cosa fa contro il precariato?

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Wind of change

Wind of change…

The world is closing in
Did you ever think
That we could be so close, like brothers
The future’s in the air
I can feel it everywhere
Blowing with the wind of change ….

Ecco come ho conosciuto per la prima volta questa storia!

Attraverso lo sport, si impara la legalità.

Sport e legalitàL’Associazione Sportiva Magistrati Catania si è aggiudicata, sabato mattina, il triangolare d’inaugurazione del progetto “Sport e legalità”, battendo nell’ordine il X Reparto Mobile della Polizia di Stato – 5-3 ai rigori dopo il pareggio 1-1 – e il Consiglio Superiore della Magistratura – 6-0 –. Il progetto, presentato venerdì nell’aula magna del Palazzo Centrale dell’Università, è promosso dal Cus Catania con la collaborazione della Polizia di Stato e col patrocinio dell’assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Catania.

“Sport e legalità”, progetto a cui aderiscono 12 scuole medie catanesi, ha due obiettivi principali: in primo luogo, la diffusione e l’incoraggiamento della pratica sportiva insieme con la cultura del vivere sano e poi, non per questo meno importante, far conoscere le attività e le finalità delle Forze dell’Ordine e degli altri Corpi dello Stato. E sarà lo sport, chiaramente, il mezzo attraverso il quale si veicoleranno questi messaggi ai ragazzi e quindi, oltre al triangolare inaugurale, sono previsti un torneo di calcio a 7 e gare di atletica fra gli studenti.

Durante la conferenza di presentazione – alla quale hanno partecipato il rettore dell’Università di Catania Antonino Recca, il dott. Luca Di Mauro presidente del Cus Catania, il comandante del X Reparto Mobile Pietro Gambuzza, il dott. Ignazio Fonzo magistrato catanese – il prof. Ignazio Russo, responsabile del progetto per il Cus, ha sottolineato l’avviamento di alcune borse di studio che saranno offerte alle scuole partecipanti e, ancora, l’istituzione di tre premi dedicati a personaggi scomparsi dello sport catanese.

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Crocifisso dietro la lavagna.

Ecco cosa ne pensano nella scuola di Albano Terme dove è cominciato tutto.

crocifisso in classe

Crocifisso fuori dalle classi scolastiche perché la sua esposizione, “in particolare nelle aule – si legge nella sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo – limita il diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le proprie convinzioni e il diritto degli allievi di credere o non credere”. Infatti, “la presenza del crocifisso può essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso” e perciò, prosegue la Corte, “può essere emotivamente inquietante per gli studenti di altre religioni o per coloro che non professano alcuna religione. Questo rischio è particolarmente presente tra gli studenti appartenenti a minoranze religiose”.

Con questa sentenza si dà ragione, per ora, alla signora Solie Lauti, residente ad Abano Terme in provincia di Padova, che fin dal 2002 aveva intrapreso una battaglia personale per ottenere la possibilità di educare i suoi figli in maniera laica e secolarizzata, senza la limitazione di quel crocifisso appeso al muro della loro scuola. Una vicenda questa, passata attraverso il Tar del Veneto, la Corte Costituzionale e, nuovamente, il Tar, per approdare, infine, alla Corte di Strasburgo. Adesso, il passo conclusivo – se il ricorso del governo italiano verrà accolto – sarà la Grande Camera.

La notizia questa mattina è su tutte le prima pagine dei giornali, che evidenziano le reazioni sulla sentenza da parte del governo, dell’opposizione e della Chiesa. In risalto la dichiarazione del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che in merito alla decisione della Corte afferma: “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione. La storia d’Italia passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi”. E continua dicendo che “nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso”. Un’opinione, quella del ministro, condivisa largamente dal mondo politico, eccezion fatta per i Radicali e Rifondazione comunista che vedono nella sentenza un contributo verso la laicità dello Stato.

Per comprendere meglio l’opinione di chi vive giornalmente nelle scuole, facendo un passo indietro, siamo andati dove tutto è iniziato, ad Albano Terme, e abbiamo posto alcune domande ad Elena Fiorello Collaboratore Dirigente scolastico dell’istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre.

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Ho visto Experia.

Ho visto un gruppo di delinquenti,
col volto coperto e armati di bastoni,
prendere a calci e pugni le persone,
ho intuito il dolore,
ho sentito le urla,
ho toccato il sangue.

Ho visto gli stessi banditi,
dalla testa nascosta e con le mani coperte,
aggredire gli indifesi,
ho intuito la rabbia,
ho sentito i pianti,
ho toccato le lacrime.

Ho visto tali malviventi,
armati e nascosti,
assalire i disarmati e gli scoperti,
e ho capito la rabbia per quel dolore,
le lacrime di quei pianti
e le urla per quel sangue.

Ricordavo che i poliziotti inseguivano i cattivi,
ho visto qualcuno farlo con passione,
ho visto molti altri fare l’esatto contrario
e perseguitare i buoni,
coloro che stanno con la gente,
quelli che aiutano i più deboli,
e servire i cattivi e i potenti.

Da piccolo volevo sempre stare dalla parte dei buoni,
dei poliziotti, per sconfiggere i cattivi.
Oggi so che questo assioma è falso,
voglio sempre stare dalla parte dei buoni,
ma comprendo che questa non è sempre,
né per forza, quella delle Forze dell’ordine.

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“Il degrado è comunale”. Manifestazione CPO Experia in piazza Università.

Experia P. UniversitàSabato pomeriggio in piazza Università, i cittadini catanesi ed i turisti che visitavano la città hanno notato un po’ di movimento: clave volteggianti fra le mani di esperti giocolieri; lottatori che si battevano sul ring; catene, cerchi, raggi, sellini, sterzi e pedali smontati e rimontati; tamburi e jambè che andavano al ritmo di capoeira; biciclette che inseguivano una pallina rossa; un ragazzo che dall’alto dei suoi trampoli distribuiva palloncini ai bambini. Non si trattava di uno spettacolo organizzato dalla Provincia o dal Comune, bensì di un semplice scendere in piazza per mostrare ciò che ogni giorno si fa, gratuitamente, al Centro Popolare Occupato Experia.

L’obbiettivo della manifestazione era, non solo portare tra la gente le pratiche di aggregazione popolare che si realizzano nel centro, ma anche, ribadire l’opposizione sociale e politica allo stato di degrado che la città e i suoi amministratori da dieci anni offrono. Emblematico, in questo senso, era il titolo del volantino dell’evento: “L’aggregazione è popolare, il degrado è comunale”.

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L’ora di religione islamica, la giusta via per l’integrazione?

silenzio-preghiera

Domenica scorsa, mentre mi trovavo in un centro commerciale nel catanese, mi sorpresi al vedere un cartello con la scritta “S. Messa ore: 12”. Fu così che a mezzogiorno decisi di seguire la celebrazione lì, un po’ per comodità, un po’ per curiosità. Iniziai a cercare quello spazio riservato fra i negozi. La messa, celebrata da don Carmelo Testa, era già cominciata, c’erano almeno una trentina di persone e, sorprendentemente, c’era pure un musico che animava il rito suonando la chitarra, come se ci trovassimo in una parrocchia qualsiasi.

Nulla di eccezionalmente raro perché, tra l’altro, in molti luoghi pubblici esistono piccole cappelle. Ecco, cappelle, quindi spazi pensati e realizzati con un intento ben definito come avviene, per esempio, in molti aeroporti, ospedali e stazioni. Ed in effetti la cosa strana, per me, non era tanto il punto “fuori luogo” in cui si svolgeva la celebrazione, ma lo spazio riservato a tale funzione che, chiaramente, non era stato creato per quel fine, non trattandosi di una cappella ma di una via di fuga dello stabile. Un settore fra due negozi, con una profondità di circa 15 mt. per una ampiezza di 8 mt., il problema principale era l’acustica, peggiorata dal continuo via vai dei clienti domenicali nel corridoio adiacente. Certo, non si può pretendere che tutti i clienti del mall siano rispettosi nei confronti di chi, liberamente, sta celebrando la principale cerimonia cristiana. Anche se siamo in Italia, quindi un paese con una forte cultura del cristianesimo alla base, non possiamo obbligare nessuno a rispettare col silenzio l’attuazione di questo rito.

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Oggi io, immigrato, voto: il sogno della democrazia.

Ci siamo, oggi, a 25 anni, per la prima volta andrò a dare il mio contributo, a fare il mio dovere in quanto cittadino di sinistra italiano, cittadino perché abitante e residente di questa terra, anche se orgogliosamente di nazionalità colombiana.

So bene che si tratta semplicemente delle elezioni primarie e non certo di quelle politico-amministrative ma, certamente, avrò la possibilità di scegliere, democraticamente, il potenziale prossimo primo ministro della Repubblica, più precisamente, colui che oggi starà a capo dell’opposizione. Nonostante io sappia che, molto probabilmente, non potrò votare quando ci saranno le elezioni politiche, so che il mio contributo per la scelta del segretario del Partito Democratico è fondamentale proprio per il ruolo che il vincitore andrà ad occupare. Infatti, per il corretto funzionamento di ogni democrazia è necessaria una opposizione forte, quindi, il mio voto è fondamentale e lo diventa ancor di più quando alla guida del governo c’è un personaggio che cerca, in modi più o meno evidenti, di limitare la sovranità popolare di continuo.

La possibilità del voto a chi come me studia, paga le tasse, lavora, insomma vive nel territorio italiano è un segno che, lungi dall’essere antipatriota, rappresenta un importantissimo gesto di civiltà. Non capisco, per esempio, perché chi è di nazionalità italiana, ma vive dall’altra parte del mondo da decenni, possa votare per la scelta dei governanti di un paese col quale ha un rapporto non più da cittadino bensì, per quanto importante, soltanto affettivo; mentre, i numerosi immigrati regolari, che fanno parte delle scuole italiane, delle università italiane, delle fabbriche italiane, delle campagne italiane, delle città italiane, in definitiva del mondo italiano, non possano dare il loro voto per scegliere gli amministratori e i governanti della terra in cui vivono.

Ora, indiscutibilmente, la speranza sarebbe che questo non fosse un momento isolato ed unico, ma che spalancasse la via a tanti gesti di vera civiltà, perché credo fermamente che questa sia la chiave per ottenere un progresso reale, una garanzia dell’uguaglianza dei diritti civili, politici e sociali per tutti i cittadini, in altre parole “il sogno della democrazia”.

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