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Facundo Cabral

Facundo Cabral, que en paz descanse.

Levántate y anda (de Facundo Cabral)

Deja la cama donde te duermes con la multitud y sal a caminar por ti mismo, es decir por lo único verdadero, es decir, por la vida.

Entonces despierto bendecirás a todos con tu alegría.

Deja la parasitaria tribuna y entra en la cancha a jugar tu partido.

Deja de complicarte y complicar.

Detente y comprobarás que el sentido de la vida está en ella misma.

Puedes llamar a cada cosa como quieras, pero todas las cosas principalmente las que ni vemos, ni siquiera sospechamos, conforman este luminoso misterio que llamamos vida.

Muchas son las cosas, pero una la realidad.

Ábrete, Anímate…

Aprende de todo pero ante todo de ti mismo.

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Oggi Keneddy avrebbe compiuto 94 anni – Qui, un suo discorso ai giornalisti di ieri, di oggi e di domani

“Ed è quindi alla stampa, biografa delle imprese dell’uomo, custode della sua coscienza, foriera delle sue notizie, che ci rivolgiamo per avere forza e sostegno, fiduciosi che con il vostro aiuto l’uomo diventerà ciò per cui è nato: libero e indipendente”. JFK

94 anni fa nasceva a Brookline, nel Massachusetts JFK, John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Il giovane Presidente democratico rimase alla Casa Bianca per quasi tre anni, fino al suo assassinio a Dallas il 22 novembre del 1963. La tesi officiale dell’omicidio fu che morì per mano di Lee Harvey Oswald – che venne arrestato il giorno stesso ed ucciso a sua volta due giorni dopo da Jack Ruby, togliendo di fatto la possibilità di comprendere attraverso un processo. Una tesi che sembra seriamente smentita da numerose analisi (per esempio qui) ai filmati, alle foto, alle testimonianze, e perfino da confezioni di vario tipo: in punto di morte, dopo mezzo secolo, E. Howard Hunt e Madeleine Duncan Brown confessano la loro verità. Spunta il nome del vice presidente e poi successore Lyndon Baines Johnson, o di Richard Nixon, per esempio. Entrambi hanno registrato le proprie confessioni e combaciano su molti punti, avvalorando dunque una tesi complottista. E ancora James Files, mafioso di Chicago, negli anni novanta confesso di aver partecipato all’operazione insieme con Charles Nicoletti.

Con questo video, non voglio arrivare alla soluzione del mistero, il mio intento non è nemmeno commemorativo. Non c’è bisogno. Già quest’uomo è stato rivoluzionario, troppo per un mondo immodificabile fatto con lo stampino. Nel video si sente l’audio di JFK mentre parla ai giornalisti, mentre parla a me. Le sue parole, come succede spesso con i grandi, valgono allora come oggi, negli States come qui, per quei giornalisti come per me. Sono universalmente valide. Ascoltate con attenzione.

A WONDROUS PLACE

Derek K. Miller, blogger canadese, scrive ai suoi lettori e alla sua famiglia un ultimo post. Un testamento, un saluto – pubblicato dopo la sua morte – scritto prima che il cancro lo portasse via da questo mondo. Questa la parte finale del The last post: le ultime toccanti parole – a me ha commosso profondamente – sul suo blog penmachine.com.

The world, indeed the whole universe, is a beautiful, astonishing, wondrous place. There is always more to find out. I don’t look back and regret anything, and I hope my family can find a way to do the same.

What is true is that I loved them. Lauren and Marina, as you mature and become yourselves over the years, know that I loved you and did my best to be a good father.

Airdrie, you were my best friend and my closest connection. I don’t know what we’d have been like without each other, but I think the world would be a poorer place. I loved you deeply, I loved you, I loved you, I loved you.

Restiamo umani – Stay human. Vik

È stato ucciso Vittorio Arrigoni. Come sempre in questi casi sarebbe meglio il silenzio, necessario per capire dentro e fuori da noi. Non lo conoscevo e sto leggendo il suo blog, Guerrilla Radio, solo adesso.

Non perché sia stato assassinato, lo definisco un eroe di questi tempi, che non vuol dire perfezione ma determinazione. La determinazione di chi ha la volontà di lottare per ciò che è giusto, ciò per cui nessuno protesta, ciò per cui “il mondo” non muove un dito, per cui ognuno di noi si volta dall’altra parte, perché è più comodo. Proprio così lo definirei, eroe!

Perciò linko solamente questo suo racconto da Gaza City che dimostra perché, senza rischiare di essere banale, questi attivisti possono essere considerati dei paladini dei diritti umani alla stregua di tanti grandi del passato.

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato”. Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”

A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia,  più di cinquanta finora le vittime.

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