I milanesi vanno in sbattimento

MILANO (Día-río) – Oggi, secondo giorno effettivo a Milano, ho imparato una cosa a proposito del polline invasivo: basta una giornata un po’ umida, magari con una o due gocce di pioggia, per farlo sparire. Una nozione, credo, banale ma che sconoscevo.

Durante la giornata non sono mancati gli incontri, dalla turista italiana che voleva lumi da me su come arrivare a Corso Como, al pakistano che mi diceva che non aveva i soldi per una marca da bollo e voleva che lo aiutassi, al ragazzo sardo di ieri, che, a proposito, mi ha comunicato di aver superato la prima selezione dopo una giornata di fila snervante. C’è una gran mole di persone che vuole cantare, evidentemente.

Mentre scrivo mi trovo ancora nell’ostello – sono ancora alla ricerca di una sistemazione più stabile – e c’è accanto a me un signore che dorme e russa. Sono seriamente preoccupato per lui, ogni tanto sembra un cavallo che sbuffa, ogni tanto un tagliaerba in mezzo ai sassi, non so come farà a respirare così fino a domattina.

C’è una seconda cosa, questa volta più linguistica, che ho appreso: il significato di “andare in sbattimento”, una locuzione molto utilizzata dai ragazzi in giro per la città. Se ho capito bene vuol dire essere arduamente impegnato in una mansione, oppure pensare con rammarico a qualcosa o qualcuno.

Pomeriggio, durante il mio pranzo economicamente sostenibile in un bar a Qt8, ho riflettuto sul fatto che fin’ora ho incontrato solo persone disponibili e affabili. I milanesi non sembrano essere così incazzati e freddi come vengono genericamente dipinti da Roma in giù. Questo, per il momento, è un mito che mi sento proprio di sfatare. Meglio così.

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2 risposte a “I milanesi vanno in sbattimento

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